Il progetto di cambiamento come incontro tra volontà.
Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso.
Fëdor Dostoevskij
Un progetto di coaching, di formazione attiva o cambiamento nelle risorse umane e nelle risorse personali, non è mai frutto della volontà di una singola persona. Come minimo, è necessario che un cliente percepisca uno stato di bisogno e si incontri con un soggetto (formatore o change agent, counselor o consulente, coach) dotato di desiderio o volontà di dedicarsi alla formazione.
La formazione nasce quindi come:
- risultato di una domanda spontanea espressa dal cliente, il quale attiva una ricerca di formatori, società di consulenza, trainer interni, o altri erogatori possibili; e/o:
- risultato di una proposizione commerciale di vendita o motivazionale attuata dal lato dell’offerta (domanda stimolata)attraverso iniziative di vendita, seminari, workshop, o altre forme di stimolazione della domanda.
Diffidenza e accettazione verso il coach.
Troviamo forti elementi di verità nell’asserzione storica di Reich, secondo cui:
contrariamente a quanto sostengono molti colleghi, devo continuare ad affermare che ogni paziente, senza eccezioni, inizia l’analisi con un atteggiamento più o meno diffidente o critico, che normalmente rimane nascosto.
Questo porta Reich a sostenere che sia opportuno
Evitare interpretazioni più profonde dell’inconscio fino a quando esiste la barriera della cortesia convenzionale tra paziente e analista.[2]
Lo stesso tipo di precauzioni e considerazioni valgono per un approccio di coaching. La sensibilità del coach deve portarlo alla comprensione di quando il cliente stia o meno facendo emergere materiale “vero” anziché informazioni deviate dalla necessità di impressions management positivo.
Tipologie del bisogno di formazione: addestramento, formazione, ricentraggio.
Se osserviamo il fronte della domanda di cambiamento e formazione, coaching e consulenza in azienda o tra i privati, dobbiamo prima di tutto distinguere tre grandi “strati” di bisogno:
(1) addestramento,
(2) formazione,
(3) ricentraggio.
Questa classificazione è sicuramente riduttiva rispetto alla realtà composta da una enorme varietà di sfumature, ma serve per chiarire alcuni punti di fondo:
Lo strato inferiore della piramide non mette in discussione alcun principio o credenza di fondo: il cambiamento ricercato è solo superficiale, il ruolo del formatore è prettamente addestrativo e psicomotorio, basato su istruzioni (come si fa per…).
Lo strato centrale (formazione classica) contiene spesso una ricerca latente di “addestramento”, ma comprende dosi (più o meno cospicue a seconda del trainer e del cliente) di azioni di riflessione e di cambiamento negli atteggiamenti, di ricerca di una nuova visione del proprio ruolo o del proprio futuro e del modo di fare.
Raramente, tuttavia, la revisione del proprio ruolo o del modo di pensare è l’obiettivo centrale della formazione classica, e il focus è più sul cambiare il modo di agire e il risultato di breve periodo. Questo produce una vera e propria ansia da risultato, tale che se x euro vengono spesi in un corso, si cerca di capire se nel trimestre successivo questi x euro siano già rientrati. Questa logica di ricerca del ROI (Return on Investment) a breve termine nella formazione aziendale è deleteria perché confonde l’educazione manageriale con l’acquisto di una attrezzatura quale una stampante o una fotocopiatrice.
Nello strato superiore – il ricentraggio – abbiamo invece le attività di maggiore introspezione, di ricerca di un modo diverso di rapportarsi al lavoro, o alla vita, alla visione dei propri obiettivi. Comprende azioni di analisi e costruzione di un orizzonte nuovo, diverso, la messa in discussione del proprio operato, delle proprie credenze, degli stereotipi che si utilizzano. La Neotropia (ricerca di nuovi poli di attenzione) è il nucleo centrale e fondamentale di questo stadio, e può arrivare persino a toccare il senso profondo della vita, e come la missione personale o manageriale vi possano portare contributo.
Chi, nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno, non è vissuto invano
Madre Teresa di Calcutta
La Regia di Cambiamento e la Regia Formativa devono tenere separati gli obiettivi delle tre fasi. Deve essere sempre chiaro al regista se è in corso una fase addestrativa, una fase formativa o una fase di ricentraggio.
Parlando di setting formativo o consulenziale, anche la sede fisica deve essere scelta in funzione del tipo di intervento, il più possibile in azienda per le azioni di addestramento puro, il più possibile lontano dall’azienda, lontano da rumori psicologici, interruzioni e problemi quotidiani per le azioni di ricentraggio, mentre per la formazione si possono prevedere mix di entrambi.
Una Regia consapevole deve essere sempre in contatto con l’obiettivo latente, e fare in modo che ogni elemento della regia sia orchestrato attorno all’obiettivo.
Tenendo a mente questa distinzione, esaminiamo alcune delle principali tipologie di domanda formativa:
I bisogni di formazione espressi dalle imprese sono ampiamente collegati ad un’esigenza di maggiore produttività o sviluppo organizzativo.
Come evidenziano Quaglino e Carrozzi:
“L’attività di formazione è in larga misura promossa da organizzazioni (industrie, banche, enti pubblici) che vedono in essa uno strumento per migliorare la loro efficienza.
Da questa visione nasce un primo grande fraintendimento, la ricerca di una formazione come addestramento, quando solo un ricentraggio forte può produrre vera ed incisiva evoluzione, anche delle prestazioni.
Si assiste in ogni parte del globo ad una grande confusione sul fronte della domanda rispetto agli obiettivi di fondo ricercati. Ad esempio, il cliente pensa alla formazione sulla comunicazione con un desiderio latente di ricentraggio, ma ricerca offerte prettamente addestrative con un programma standardizzato.
Le dissonanze della domanda sono numerosissime e costituiscono una delle principali cause di insuccesso o insoddisfazione sia per chi acquista che per chi vende formazione e consulenza.
Una problematica ulteriore riguarda l’intervento su singoli o su gruppi. Osserviamo il diagramma seguente:
Budget finanziario e budget mentale per il coaching
Sia per i privati cittadini, che per le aziende e anche nelle organizzazioni pubbliche, il denominatore comune è che rende possibile un evento formativo attivo o un coaching program è la presenza di un budget finanziario associato ad un budget mentale per un certo tipo di intervento.
Proponiamo questa citazione da Trevisani (2001) per un approfondimento minimo sui budget mentali:
Nel campo delle vendite business-to-business, i budget aziendali di spesa ed investimento riflettono i budget mentali del management (titolari o altri decisori e influenzatori).
Capire i budget mentali di un imprenditore o acquirente è assolutamente rilevante per il venditore di beni innovativi e servizi evoluti all’impresa. Non ci sarà da stupirsi di fronte ad un diniego, se nei budget mentali degli investimenti del titolare d’azienda o del buyer non vi è una percentuale di spesa destinata all’innovazione o alla sperimentazione, così come non si potrà impostare una trattativa altro che sul prezzo senza sapere sino a che punto un prodotto/servizio ricade nei budget mentali previsti dall’acquirente potenziale.
Ad esempio, nel campo della formazione, la domanda “Avete definito un budget annuale per la formazione?” è un buon punto di partenza per inquadrare i sistemi di budget setting dell’interlocutore nella vendita dei servizi formativi all’impresa. Se la risposta è sì, questo sarà un indicatore della presenza di un budget mentale aperto rispetto a tale voce di spesa. Se la risposta è no, si aprirà un altro percorso, diverso, di “vendita della categoria di prodotto”, nel quale lo scopo primario sarà sensibilizzare il soggetto verso la tipologia di soluzione, i suoi risultati (preventivi, anticipatori, omeostatici) ancor prima che verso la specifica offerta formativa.
Si assiste tuttavia anche a casi di formazione obbligatoria che viene creata da leggi specifiche. Alcuni casi classici sono legati alla formazione obbligatoria sulla sicurezza, o alla riqualificazione professionale obbligatoria dei medici o altre professioni.
Il budget finanziario rende possibile il finanziamento del progetto, il budget mentale rende possibile l’apertura verso la percezione del bisogno, la percezione di una urgenza e necessità di attivarsi.
Tra le attività essenziali da apprendere in un profilo registico, vi è la capacità di acuire la sensibilità del cliente verso l’esigenza di destinare budget per il progetto di cambiamento, per darvi spessore e continuità nel tempo.Si tratta veramente di una capacità specifica, denominabile vendita consulenziale pedagogica, perché deve riuscire da un lato a persuadere il cliente, ma dall’altro a svolgere un’azione etica nello stretto interesse del cliente stesso, per rimuovere le false credenze prevalenti sul fatto che interventi brevi e poco incisivi siano sufficienti a produrre risultati desiderati.
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